Spazio ombelicale. Aut. Min. rich. Sono mesi che tutte le sere, ad ogni iniziativa, sotto al palco, alla fine del mio intervento, qualcuno si avvicina timidamente, mi prende da parte e mi chiede, con un filo di voce, quasi per non disturbare: «Perché non ti sei candidato tu, alla segreteria nazionale del Pd?». Rispondo con gentilezza e garbo. Da qualche settimana, si parla di elezioni regionali in Lombardia, dove il Pd non ha ancora un proprio candidato (è incredibile, ma è così). I giornali parlano della mia ipotetica candidatura a presidente, la presentano come quella di un outsider, a volte, lo ha scritto Repubblica, come un’idea eretica. Rispondo con gentilezza e garbo. Poi si parla di me come segretario di questa o quella Federazione del Pd, mentre qualcun altro, velenosamente, mi augura una carriera nazionale, così mi posso levare di torno e lasciar libero il posto di consigliere in Regione Lombardia. Rispondo con gentilezza e garbo. So, da tempo, da quando stavo a Barcellona e il partito decise di candidarmi al Consiglio regionale che “più mi si candida, meno mi si candida”. E che ci sono tante cose da fare, nella vita, in politica ma anche no, che non è proprio il caso di sgomitare per i posti. Non l’ho mai fatto e sto bene così. A disposizione dei miei 25 e-lettori. Come sempre. Poi magari qualcuno ti candida come commissario Ue o per un seggio all’Onu. E qualcun altro si accorge che ventimila persone hanno scritto il tuo cognome, sulla scheda, come è accaduto quest’anno, solo che erano i voti di quattro anni prima (non se n’erano accorti, forse). E, anche questa volta, ti tocca rispondere. Con gentilezza e con garbo.

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