Non ho ricordi precedenti alla stagione congressuale del Pd. Potremmo dire che dura da sempre. Gli storici direbbero che è iniziata a febbraio, quando Veltroni si dimise, senza voltarsi indietro e sbattendo la porta, per la quale entrò qualche ora dopo Dario Franceschini, il vice che diventò segretario in poche ore («è cambiato il clima», disse allora). Da allora, le nostre domande non sono cambiate e qualcuno allora si chiedeva già se non fosse il caso di andare tutti a casa. Bersani si era già candidato, anche se eravamo in campagna elettorale (nella fatal Sardegna). Poi è arrivata la primavera, con il discorso di Debora e le Europee, poi l’estate con il lungo tour attraverso il Paese. Oggi fa freddo, a Milano, e l’Eurostar corre attraverso la nebbia della Val Padana. E non è un caso. No, non lo è.

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