Lontano quel tanto che basta per guadagnarsi la nostalgia. Con l’inseparabile compagno di avventure, nell’unico ticket che tenga. Porterò con me anche il mio staff, tanto è immaginario e sta tutto in una borsa. Il Gorilla si fa trovare là, dice. Per il resto, in valigia metterò:
– un aggeggio che mi aiuti a mettere in ordine i pensieri di un anno abbastanza particolare.
– nuova musica da spiaggia, perché quella vecchia non ci piace più.
– un libro al giorno (dall’Elefante di Saramago al Luogo incerto di Fred Vargas) e il brogliaccio di un libro da finire, in uscita a fine settembre.
– un ‘panottico’ per le stelle cadenti (ne ho bisogno duecento, tipo: parecchi desideri da esprimere, ok?).
– una decina di decisioni da prendere, di quelle irrevocabili, che non prenderò.
– «qualcosa che ci manca, che non sappiamo definire» e che forse ci raggiungerà.
– alcuni pensieri sul futuro (mi basterebbe arrivare a fine anno, non è il caso di esagerare).
– alta protezione contro scottature e cattivi pensieri.
– il blog, perché non posso farne a meno.
Buon viaggio, allora. Perché partitre è un po’ «morire, dormire… sognare forse».
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