Repubblica lo chiede oggi a Zoro e Zoro risponde: «Non mi convince la loro proposta, che si riduce al fatto di essere una nuova generazione. Li vorrei più integrati nel partito. Però ben venga Marino: nessuno potrà più eludere laicità e diritti civili». C’è un equivoco di fondo, anzi, un doppio equivoco che vorrei chiarire a Diego e a tutti voi. I "piombini" non vengono dallo spazio, ma dal Pd. Sono integrati nel partito, hanno funzioni di responsabilità nella struttura (o, se si preferisce, nel famoso apparato), ma hanno avuto il merito – se così si può definire – di superare le divisioni e le modalità correntizie e trovarsi a discutere tra loro con uno spirito nuovo. Da vero Pd. E di immaginare un partito che funzioni e che sia contemporaneo, pronto a rispondere alle questioni che riguardano la vita delle persone, non gli schemi di cui molti, negli ultimi anni, hanno abusato. Per stare lontani da qualsiasi forma di cooptazione, i Piombini hanno voluto, questo sì, esprimere con un po’ di coraggio cose che altri non dicevano, per quieto vivere o per conformismo, a seconda delle sfumature. Quanto a Marino, la sua non è una candidatura di parte o una presa di posizione che vuole orientare il consenso solo su alcune questioni. Anzi. È una candidatura socratica, che vuole mettere in discussione il Pd, farlo dibattere senza posizioni di partenza definite, senza pregiudizi di sorta. Che vuole rompere lo schema di un confronto troppo aspro e poco concludente, come quello che abbiamo visto sulle pagine dei giornali negli ultimi giorni. Non è il momento delle accuse reciproche, ma della proposta politica. Noi la faremo. E proprio perché siamo integrati, partiremo dai circoli che abbiamo sempre frequentato (a proposito di fanga) e da un confronto aperto con la società, che qualcuno vede ancora con troppo sospetto e preoccupazione, come se a volte fosse un impiccio.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti