Spazio ombelicale. Aut. min. rich. Si parla della vita e della fatica che si fa, nelle parole di uno dei testi e delle canzoni più belle di Francesco De Gregori, che da qualche giorno mi accompagna su e giù per la mia regione e per il nostro Paese. «Devi rischiare la notte e il vino e la malinconia»: già. Anche la «solitudine». Quanto alle «valigie», son le tue, e «l’amore che vola via», beh, quello vola via quasi sempre, a fare questa vita. Viene in mente un saggio a me molto caro del mio carissimo Enzensberger, in cui si affronta il tema – frequentatissimo, per altro – della solitudine dell’uomo politico. La raccolta si chiama Zig zag (che in tedesco suona come un duro e fulmineo Zickzack), e anche questo titolo fa pensare alla linea spezzata dei miei viaggi e dei miei miraggi. Tempo, potere e stile sono i protagonisti di questa raccolta: il primo è decisivo, del secondo mi interessa poco, e lo stile credo che sia la cosa più importante. Per muoversi in un mondo che è «grande e terribile», ma anche piccolo piccolo e di molto meschino. E «quanti mascalzoni hai conosciuto» e «a quanta gente hai chiesto aiuto»: proprio così. Ma non fa niente. Eppur bisogna andare, no?

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