Leggevo la riflessione di Andrea e pensavo a cosa avrei fatto io se fossimo stati al posto dell’attuale gruppo dirigente. Innanzitutto, avrei puntato su candidature senza macchia e senza paura, che muovessero dal territorio e dall’esperienza di tanti anni di buona politica (perché ci siamo dimenticati che il Pd è apprezzato soprattutto a livello locale e proprio a livello locale annovera le sue figure più spendibili?). Avrei poi gestito molto meglio alcune vicende, soprattutto nei riguardi dei capilista (il cui senso ancora mi sfugge, da Cofferati a Bettini, da D’Antoni a Bianco). Forse avrei chiesto alle personalità più credibili a livello europeo, a cominciare da Emma Bonino (che abbiamo ‘mollato’ troppo presto, quasi subito), di farci un pensierino, per dare l’idea (che non sta dando nessuno, per la verità) che l’Europa sia una cosa seria e che a partire da queste elezioni avremmo scelto di non sbagliare mai (appunto). E poi, certamente, avrei candidato un po’ di quei famosi volti ‘nuovi’ di cui molto si parla e poco si pratica, preparandoli per tempo, dando loro strumenti e visibilità, senza scorciatoie, né colpi di teatro. Non era poi così difficile, anche perché che le elezioni europee si svolgessero questa primavera lo si sapeva da cinque anni, per dire. Credibilità, da una parte, e preparazione europea, dall’altra: un binomio che abbiamo puntualmente evitato di centrare. P.S.: fortunatamente, nel Nord Ovest c’è Ivan Scalfarotto, che è assolutamente credibile e preparato, proprio per ragioni che attengono la sua storia personale. E poi, da votare, ci sono gli uscenti: quelli, tra i pochissimi, che hanno resistito cinque anni. Dalle mie parti, rispondono al nome di Antonio Panzeri e Patrizia Toia (tutto il resto è noia, per far la rima). P.S./2: non sono, né sarò segretario del Pd e perciò non voterò Cofferati (che tanto è popolarissimo, come risulta dai sondaggi commissionati da Franceschini… già).

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