Eravamo a Parigi, sabato scorso, con Ivan, come sempre, in occasione dell’ennesima puntata della Carovana, che ormai non si ferma più e non conosce né limiti, né confini. Guest star dell’incontro è stato Gianni Cuperlo, e si è discusso di Pd e del congresso prossimo venturo. Per Gianni si tratta soprattutto di riprendere un dibattito che non si è mai sviluppato compiutamente sul Pd e al suo interno, a partire dalla storia recente e dalle tradizioni della politica italiana, con la capacità di affrontare finalmente ciò che ci divide, senza minimizzarlo o banalizzarlo (Gianni sospetta giustamente di quelli che dicono: «smettiamola di discutere», anche se quelli che lo dicono pensano soprattutto alla confusione di ogni giorno, sui giornali e nelle televisioni e non al dibattito di fondo). Ho risposto che sono largamente d’accordo con lui, anche se mi pare che il dibattito debba iniziare da oggi e non da ieri e, come dice qualcuno, che il profilo politico del Pd non sia da ‘recuperare’, ma da ‘creare’. Quando si celebrò la svolta della Bolognina, del resto, non esisteva internet e la globalizzazione imperante (any sense) era di là da venire. L’ambientalismo non era certo quello che è diventato negli ultimi anni, la democrazia sembrava più solida di quanto non sembri ora e le dottrine politiche erano quelle classiche e apparentemente immutabili che ci aveva consegnato il Novecento. Veltroni l’ha detto, anche in occasione della sua ultima uscita pubblica, davanti agli studenti della Luiss. Quello che gli è mancato, nell’anno e mezzo da segretario, è stata la capacità di costruire il partito e di creare le condizioni perché, all’interno di questo partito, si sviluppasse un dibattito che portasse a disegnarne un profilo. E’ però in una (difficile) composizione dei punti di vista espressi da Gianni e da Walter che passa, a mio modo di vedere, la nuova fase del Pd. E il suo nuovo corso. Al Pdl lasciamo il vecchio còrso, nel senso bonapartista del termine. Noi abbiamo bisogno di fare un po’ di politica.

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