Presso il Tribunale di Milano si sta svolgendo il processo con rito abbreviato nei confronti di chi ha partecipato alla pessima manifestazione di Milano dell’11 marzo 2006. Una manifestazione che ho condannato duramente, perché il bello delle manifestazioni – soprattutto di quelle antifasciste – è che si svolgano in modo pacifico. E la violenza deve essere – sempre – bandita dai nostri cortei, per evitare di passare dalla parte della ragione a quella del torto. Mi sento di poter dire, rispetto alla vicenda che è seguita agli episodi di violenza, alcune cose. Ho da sempre grande rispetto per la magistratura e per il lavoro dei magistrati e mi esprimo conoscendo la delicatezza dell’argomento. Trovo che si debba, però, aggiungere qualche considerazione, anche alla luce della carcerazione preventiva di 25 degli imputati che dura da 120 giorni (senza nemmeno la concessione dei domiciliari). Credo che si debba sempre tenere presente non solo il diritto a manifestare – che con il concorso ‘esteso’ argomentato dal pm viene in parte messo in discussione, creando un precedente molto particolare – e la necessità di verificare, accertare, precisare le responsabilità individuali e non solo quelle collettive, sulla base di una correità generalizzata, che rischia di prescindere dai fatti e dalle persone che li hanno commessi. Mi auguro che questi due principi siano tenuti in grande considerazione da chi emetterà, tra qualche giorno, la sentenza. E l’augurio si estende alla città di Milano, perché sappia affrontare – passato il periodo elettorale e le strumentalizzazioni che l’hanno caratterizzato – in modo maturo e consapevole un episodio grave che va bene definito, per evitare di "dare lezioni" in modo immotivato e di confondere il giudizio politico con le responsabilità penali. E’ troppo importante.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti