Quando interrogavo in università – uno dei momenti in cui ti senti insindacabile, altro che politica – chiedevo sempre, perfidamente, quale fosse l’argomento a piacere. Perché da quella scelta si scoprono molte cose: il coefficiente di difficoltà (come nei tuffi olimpici); la curiosità del candidato; la capacità di interpretare il tema d’esame. La cosa più banale e più importante è verificare se il candidato conosca il proprio argomento preferito: spesso, per uno strano gioco psicologico del tutto inconsapevole (di cui il magnanimo esaminatore tiene comunque conto), l’interrogato sceglie un argomento sul quale non è preparatissimo e rispetto al quale dimostra parecchio nervosismo. Ecco, a volte, il Pd in questi mesi mi sembra aver voluto scegliere argomenti a piacere del tutto discutibili, che lo mettevano dichiaratamente in difficoltà. Non c’è bisogno che vi dica quali sono gli argomenti a piacere sui quali ci siamo divisi, facendo il gioco dell’avversario. Preferisco proporne uno: la crisi e tre-cose-tre da fare subito, che il Pd illustri alla nazione come si faceva quando c’era Jader Jacobelli. Vedrete che, se così sarà, l’intendenza web seguirà. L’alternativa è, questa volta, veder volar via il libretto dalla finestra. Pensiamoci.

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