Stiamo lavorando alacremente al progetto di cui abbiamo parlato in occasione dell’8 marzo di quest’anno, ispirato alla legge di parità francese.

Un’articolata legge italiana di parità che affronti simultaneamente molti aspetti della cittadinanza femminile. Anche se la parola che mi piace di più, in proposito, è equilibrio: perché è proprio per via di una tenace questione maschile che questo Paese è squilibrato.

Per ritrovare quell’equilibrio, e iniziare subito, la mia proposta è che fin dal giro di nomine che il governo si appresta a deliberare ci sia un fortissimo segnale in questo senso: come è stato fatto per il governo (e non purtroppo per i sottosegretari), si faccia anche per le partecipate.

Una donna alla presidenza dell’Eni, per capirci, sarebbe un messaggio più chiaro di molte parole al vento.

Un equilibrio nelle nomine, per incominciare. Anzi, per cominciare con qualcosa di diverso, che in Italia non si è davvero mai visto.

P.S.: ora sono quasi tutti uomini. Controllate qui.

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