La scelta di Veltroni è tanto coraggiosa e seria quanto sbagliata, la sua fine improvvisa, benché preparata da mesi difficili e da uno stillicidio di distinguo e di provocazioni, descritti perfettamente da Roberto. Giannini la definisce doverosa, ma per esserlo dovrebbe essere accompagnata da analoga presa di posizione di gran parte del gruppo dirigente attuale (sì, ciao). Mauro auspica «una soluzione vera e forte» che ci sottragga a dualismi e conflitti interni, per convergere su un leader riconosciuto e indiscutibile (chi? lo sa il cielo). Altri, come Barenghi, si soffermano sull’incompiutezza del Pd e sugli errori di questi mesi, che certamente ci sono stati. Non si sa bene che cosa succederà, se non che il Pd, ancora una volta, si occuperà di se stesso, lasciando a B campo aperto per le Amministrative e le Europee. Nel vuoto pneumatico che si è creato finiranno per prevalere certamente le famosi componenti, che ricordano l’espressione di quel famoso cartone animato. Saranno loro a decidere quasi tutto, nei tempi che vorranno. E la parola andrà a un corpo elettorale, quello delle primarie, profondamente confuso. A meno che qualcuno non voglia cambiare le cose, ma questo qualcuno ancora non c’è.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti