Due mesi per mettere una firma in calce a un accordo di programma bell’e pronto. Roberto Formigoni non ce l’ha ancora fatta. Aveva dato appuntamento al sindaco di Vimercate, Paolo Brambilla, il 10 dicembre del 2008. Poi, quel giorno stesso, aveva fatto saltare l’incontro. Però aveva rassicurato tutti: «prima di Natale ci si vede», promesso. E, poi, passate le feste, «prima della fine di gennaio si firma», sicuro. Invece, siamo a febbraio e Formigoni non ha ancora firmato. Non lo può fare nessuno al posto suo, perché Formigoni vuole provvedere personalmente alla firma: ci mancherebbe, l’atto è molto importante. Il problema è che la sua agenda è fitta e si scusa tanto ma si vede costretto a rinviare ancora. Anche gli incontri che il sindaco di Vimercate gli chiede non si possono tenere. L’accordo di programma che proprio non riesce a firmare riguarda il nuovo ospedale, una complessa operazione urbanistica che cambierà il volto del centro della città e gli arredi e le apparecchiature della nuova struttura sanitaria (si parla di decine di milioni di euro). Strano che Formigoni ora non abbia tempo, perché quell’ospedale (o almeno il suo cantiere) l’ha inaugurato per ben due volte, nel 2005, con la posa della prima pietra in campagna elettorale e l’avvio dei lavori molti mesi dopo. E strano anche perché l’assessore Ponzoni aveva scatenato, proprio mentre si precisavano gli elementi dell’accordo, la famosa guerra dei nomi, aggiungendo il nome di Desio (la sua città) a quello di Vimercate, per l’azienda ospedaliera che ora si chiama, appunto, «di Desio e di Vimercate». Ora, risolta (male) la questione del nome, ci si trova con la questione della firma, ancora aperta. E pensare che da tempo la Regione preme sull’amministrazione comunale perché si faccia presto. Già. Forse è il caso che Formigoni illustri i motivi di questo ritardo altrimenti inspiegabile: saremo felici di portare la penna e di accompagnarlo alla terza inaugurazione del nuovo ospedale di Vimercate. Quella vera.

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