Come temevamo, l’ammazzaparchi è tornato. Sotto emendate spoglie, ovviamente, all’interno della nuova legge quadro sui parchi e sulle aree protette. Oggi riprende l’esame in commissione Ambiente, ma il testo di partenza induce a pensare che la Regione voglia accentrare su di sé tutti i poteri possibili, come è già accaduto in altri settori. E’ soprattutto l’articolo 8 del nuovo testo a preoccupare, proprio per le conseguenze in campo urbanistico. Perché la Regione interviene sia nella fase di elaborazione del Piano territoriale dei parchi, sia nell’eventualità di contrasti tra parchi e Comuni (tema al centro del famigerato emendamento Boni, che il Consiglio regionale ha già rinviato in due occasioni). Alla Regione toccherebbe la composizione di questi eventuali conflitti. In secondo luogo, alla Regione spetta l’indicazione del direttore di ciascun parco, attualmente in capo al livello locale, vale a dire al consiglio di amministrazione, espressione dell’assemblea. La scelta della figura-chiave dell’organizzazione delle nostre aree tutelate avverrebbe a partire da un albo regionale, con evidente analogia con quanto accade per i segretari comunali. E’ evidente che il combinato disposto di queste due novità legislative comporterebbe un fortissimo protagonismo della giunta regionale rispetto ai rappresentanti dei Comuni e al “modello lombardo” che abbiamo finora conosciuto. La discussione inizia e se non è l’ammazzaparchi è un accentraparchi, senza dubbio alcuno. Confido nella mobilitazione di tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente, perché queste norme siano profondamente riviste. Fin d’ora, da parte mia, posso assicurare la massima attenzione e l’aggiornamento puntuale rispetto all’iter legislativo.

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