Il solare disimpegno del governo Berlusconi

Oggi, su l’Unità, dossier sulle rinnovabili sotto attacco da parte del governo B, a cui contribuisce anche il vostro affezionatissimo, con questo pezzo.

Con la decisione del governo di inserire nel pacchetto anti-crisi una nuova norma che di fatto annulla i provvedimenti del governo Prodi a favore delle defiscalizzazioni per chi interviene sulla propria abitazione per migliorarne l’efficienza energetica prosegue la campagna di disimpegno, fin troppo evidente, si potrebbe dire ‘solare’, del governo Berlusconi nei confronti dell’ambiente. Stefania Prestigiacomo – anche lei ministro ‘ombra’, ma di se stessa – è letteralmente scomparsa, in questi mesi, rispetto ai suoi colleghi sempre-in-prima-pagina, spuntando solo in occasione delle polemiche a livello europeo. Del resto, questo governo, fin dai primi giorni del suo mandato, aveva preso una piega molto precisa. La decisione di partire con la sfida sul nucleare, a freddo, senza considerare la mole degli investimenti necessari, i problemi connessi alla totale impreparazione del nostro sistema paese, le conseguenze non proprio trascurabili di una simile iniziativa. La volontà politica di abbandonare i programmi, ambiziosi, della Ue per la riduzione dell’anidride carbonica e il piano 20-20-20. Una certa sottovalutazione della partita delle rinnovabili. Tutto fa gioco. E fa pensare che i veri eredi di Bush, e di una mentalità che non considera affatto l’ambiente come campo d’azione strategico per i prossimi anni, allignino tutti nel governo italiano,  trovando sponda in Confindustria e nella totale insensibilità di Emma Marcegagia. Si sa del green new deal di Obama, del proliferare di iniziative ad ogni livello in Germania e in Spagna, del rinnovato impegno francese e dell’entusiasmo di Sarkozy. L’Economist, una lettura spesso amara per il premier, dedica all’ambiente molte pagine del numero speciale che racconta, in questi giorni, il 2009. Da noi si preferisce il disimpegno. All’insegna dell’ignoranza, del pressapochismo e, al solito, della demagogia. Costa, fare investimenti in campo ambientale. Non è ammissibile una politica ambientale in tempi di crisi. Chi ce  lo fa fare, perché rispettare gli impegni della Ue? Rappresentiamo gli imprenditori, non i tecnocrati. Già. Peccato che la chiave ambientale può essere una delle soluzioni per uscire dalla crisi, per rinnovare la nostra economia, per risparmiare energia e tanti soldi sprecati da un paese debolissimo in campo energetico. Il proclama nucleare, le provocazioni a tutto campo, la decisione di penalizzare chi – e sono cittadini, e sono le piccole imprese che ci hanno creduto – ha voluto investire in questo campo sfruttando una positiva iniziativa del governo precedente, rappresentano ciò che di peggio ci sia a livello internazionale in campo ambientale. Si tratta di una scelta di fondo: indebolire le politiche ambientali minandole fin dalle fondamenta, in un clima culturale che le banalizza e immiserisce (e tutti sanno quanto sia importante, invece, creare le condizioni culturali perché l’ambiente possa diventare un’opzione strategica). Si dice che in Italia ci sia un clima pesante. Mai espressione è stata più indicata.

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