Saviano non è l’unico simbolo. Già. Sono d’accordo con chi è stato molto critico con questa affermazione. Le parole di Maroni suonano ambigue e sono tipiche di questa destra di governo, che afferma una cosa plausibile (ci sono tanti magistrati e poliziotti e cittadini impegnati nella lotta alla criminalità), ma ne lascia intendere un’altra (che cosa vuole questo intellettuale in cerca di visibilità?). Come già con le classi separate per gli stranieri (le facciamo per loro, intanto però separiamo tutti questi stranieri dai nostri bambini), come per le impronte prese ai bambini rom (un normale censimento, riservato però esclusivamente a questi qui), come per la tassa sul permesso di soggiorno (un fondo per aiutarli nel loro paese, e un po’ di complicazioni in più per chi lavora onestamente in Italia, ma è e resterà sempre uno straniero), come per la riforma (ma quale?) della Scuola (e per migliorarla, intanto però la ridimensioniamo come si deve, questa scuola pubblica). Tutte cose di buon senso, categoria tra le più stupide mai evocate, che nella retorica politica del governo B sono seguite dai puntini di sospensione. E dal «chi ha orecchie (o, forse, pancia) per indendere, intenda». Parole da coprire con altre parole. Quelle che verranno lette oggi pomeriggio a Milano, in piazza Lima, a partire dalle 15. Le parole di Saviano. Uno dei simboli, un simbolo che ci è caro.

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