Tappa importante del Marrakech (low cost) Express. Per capirci, il Pergamon è il museo a cui sono più affezionato. Si trova al vertice dell’Isola dei musei, in un posto che sembra il centro del mondo (e, almeno dell’Europa, probabilmente, lo è). Da sempre c’è l’ara di Pergamo, appunto, la porta del mercato di Mileto (la mia preferita, ora coperta dai ponteggi del restauro) e la porta di Babilonia, portate lì come si ‘strappano’ gli affreschi, solo che lì hanno ‘strappato’ interi monumenti. Fin qui il Pergamon così com’è da sempre. Da giugno, però, in più, c’è la mostra Babylon. Myth and Truth che è – soprattutto per la parte ‘Myth’ – davvero straordinaria. Un percorso attraverso la storia dei secoli, che illustra il lungo cammino che la storia e la metafora di Babilonia e di Babele hanno seguito, da Nabucco a Babel fish («probabilmente la cosa più bizzarra dell’universo»), dalla cattività degli ebrei all’Iraq contemporaneo (manca solo Babel, il film globalizzato che, mi pare, non avrebbe affatto sfigurato alla fine del percorso). E il punto sta proprio qui: che alla fine Babilonia non era proprio Babele, né si può identificare con quel luogo del vizio e della perdizione di Semiramìs lussuriosa (nota per promulgare leggi salva-regina «per torre il biasmo onde era condotta»), poi descritta da Agostino e, all’insegna del rovesciamento a cui spesso vanno incontro le metafore e il loro uso, adottata da Lutero per parlare (male, malissimo) della Chiesa di Roma. Simbolo influente, quello di Babilonia e di Babele, che parla di una città troppo umana, che la mostra berlinese ha il merito di proporre al visitatore attraverso un’analisi critica molto lucida e comprensibile. La nostra metropoli è Babilonia (anzi, è Babilonia a rappresentare l’immagine della metropoli perenne), ma Babilonia era – ed è, per noi – qualcosa di molto complesso. Di irriducibile. Tante lingue e l’eterno tentativo di renderle traducibili. Popoli, conflitti, lotte, contaminazioni. Tolleranza, quindi, ma anche intolleranza, che, guarda caso, è il titolo del celebre film di David Wark Griffith. Un film del 1916. E’ passato quasi un secolo. Ma la domanda di fondo – che qui chiamerebbero Leitfrage – è sempre, più o meno, la stessa. A tanti italiani una visita a Babilonia farebbe molto bene. Fino al 5 ottobre c’è tempo. Chi passa di qui, non può mancare.

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