Non è un titolo mio, ma di Fabio Fazio e del suo fondo su La Stampa di oggi. Scrive Fazio quello che ripeto da tempo, a proposito del tasto giallo (almeno così è in Regione) a cui siamo (quasi) obbligati, in modo «sofferto ma di fatto compatto e disciplinato». Fazio riflette sul voto sulla vicenda Englaro e sostiene che l’eterna astensione «ci rivela probabilmente la vera identità del Partito democratico» ovvero «quella di non poterne avere una». Il non prendere posizione è un fatto pericoloso, dice, e sono d’accordo. Perché dà l’idea di un partito che non ha le idee chiare, che brancola, che rinuncia ad assumere quel profilo che in tanti, in Italia, si ostinano a chiedere a Veltroni e a tutti noi. «Improvvisamente ci si sente soli, non rappresentati abbastanza ma proprio per questo più maturi e responsabili», conclude Fazio. «E fra le varie responsabilità credo fermamente ci sia anche quella di dire apertamente quello che si pensa; in altri termini, di rompere le scatole. In fondo è un buon segno. Il contrario sarebbe la rinuncia». Ecco.

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