«Tu (che poi sarei io) non fai un cazzo dalla mattina alla sera»

Oggi pomeriggio, mentre dal Consiglio regionale andavo alla Festa democratica di Vimercate per una riunione con il segretario provinciale Enrico Brambilla (riunione finita qualche minuto fa), mi chiama un’elettrice che a un certo punto sostiene che io – e, in generale, credo i politici – non faccio un cazzo (letterale) dalla mattina alla sera. In effetti prendiamo ieri e oggi: dalle 7 alle 24 di lavoro pressoché continuativo (ieri 24.30, per la verità, con due iniziative serali). E’ vero: diciassette ore, con pausa per un (solo) pranzo (oltretutto di lavoro, il pranzo), sono troppo poche. Così domattina la sveglia è anticipata alle 6, perché si va in tv alle 8 (su TeleLombardia). Del resto, domenica avevo lavorato, per aiutare chi organizza la Festa democratica, anche servendo ai tavoli e preparando l’«idea geniale» di cui vi ho già parlato. In effetti non farò «un cazzo dalla mattina alla sera» anche domani. C’è Consiglio regionale, dedicato alla casa. Mattina e pomeriggio. Sapete che cosa vi dico? Lo sapete.

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