Spazio ombelicale. Aut. Min. rich. Che a uno viene in mente Benigni che faceva finta di azzeccare date a casaccio come se fossero vere ricorrenze nella prima edizione di Tutto Benigni dal vivo. E io alla fine ho scelto un 20 maggio qualsiasi per darmi una scossa e per uscire dal torpore in cui ero lentamente sprofondato dopo le elezioni. Che a volte uno è stanco anche di essere stanco, demoralizzato proprio perché non ne può più di essere demoralizzato. E come scrisse una volta Feyerabend (Ammazzando il tempo, Armando), la depressione vola via così, un martedì qualsiasi, che piove, e non deve succedere nulla di particolare. Prendi la porta, vai a lavorare, e non senti più quella nota stonata. E ti viene voglia di fare, di tornare a partorire idee, di credere nelle cose che erano diventate opache e senza senso, almeno per te. Hai un po’ paura di non averne più, di paure, stenti ancora a guardare avanti, e lo fai con timidezza, ma anche con una consapevolezza diversa. Di te stesso e di quello che ti sta intorno. Le cose sbagliate e ingiuste che sono capitate sei capace, finalmente, di tenerle lontane. Di metterle in un baule. E quando torni a casa non ci sono più. Il 20 maggio. Avanti. Che non è mica finita qui.

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