Mi chiede un signore nigeriano, in occasione della seconda presentazione della Consulta dei residenti privi di cittadinanza che il Comune di Vimercate sta promuovendo. Rispondo con un po’ di malizia che vengo da Monza e che tutto sommato, pensando alla nota antipatia che corre tra le due città, anch’io sono straniero. Vimercate è una bella città e da oggi pomeriggio lo è un po’ di più. Perché quest’idea di creare un ambito di confronto e di dialogo con i residenti stranieri è un fatto di grande importanza. E’ evidente che l’integrazione è la ‘ricetta’ fondamentale per ‘gestire’ l’immigrazione: una grande alleanza tra chi viene qui da Paesi diversi per lavorare e far crescere anche il nostro sistema produttivo, da una parte, e gli italiani, dall’altra, per respingere – insieme – i malintenzionati. Un desiderio espresso nella riunione di oggi dagli stessi stranieri, giunti a Vimercate da ogni confine: russi, rumeni, maghrebini, latinoamericani. Sono il 6% in città e non hanno alcuna rappresentanza, benché in molti casi vogliano partecipare e condividere i destini di quella che sentono come loro comunità. A Vimercate tutto è nato dal COI, che sta per Centro Orientamento Immigrati, creato quarant’anni fa per ‘orientare’ gli immigrati che venivano da altre parti del nostro Paese, soprattutto dal Mezzogiorno. La missione non è cambiata. L’integrazione e la qualità sono la strada maestra: offrire diritti a quelli ‘buoni’ (la grande maggioranza), per isolare chi delinque. Una lezione di civiltà da parte di Vimercate, in poche ore, un sabato di aprile. A proposito: voi, precisamente, da dove venite?

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