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Sulla linea dell’A4, l’autostrada che unisce, in modo tutt’altro che serenissimo, Venezia con Milano, Milano con Venezia, comincia oggi un nuovo percorso.
Sarà la linea politica del cosiddetto LoVe (che sarebbe il Lombardo-Veneto) nel nome del quale Marta Meo (che è appena diventata la responsabile della questione settentrionale per il Pd Veneto) ed io scriveremo, ci scriveremo, condividendo proposte, dubbi e perplessità, in un carteggio che speriamo essere di qualche utilità. Gli interventi compariranno simultaneamente sui due blog, “di norma” una volta alla settimana. E’ una cosa che discutiamo da tempo e che ora prende una doverosa accelerazione. Trattare di nord, di questione settentrionale, discutere i temi importanti e cari a chi, come noi, vive attorno a quell’asse di straordinaria ricchezza, ma anche di insicurezza e smarrimento che visto da lontano è come un pulviscolo brulicante, la padania, il lombardo veneto.
A Marta oggi il compito di cominciare. Lo fa, da genio qual è, con poche righe semiserie che tuttavia vogliono essere il germe di una discussione su questo nord che da oggi vorremmo meno diverso, diviso, complicato e difficile, un nord dove il centrosinistra possa cominciare a smettere di essere una anomalia politica e sociale.

Extragettito e Snowboard

La scorsa settimana ho passato qualche giorno a sciare in una piccola località delle dolomiti venete.
E tra le piste innevate, affollate e allegre mi è capitato spesso di perdermi ad ascoltare i discorsi delle persone che mi stavano intorno, per lo più di famigliole venete, che si godevano tra montagne bellissime e gentili la breve vacanza del carnevale.
Tra le tante cose che ho ascoltato una cosa non riesce ad uscirmi di mente tanto mi ha gelato e divertito e fatto riflettere, ed è la battuta di un quarantenne che scendendo a tutta velocità con lo snowboard assieme a degli amici ad un certo punto in veneto stretto ha detto loro pieno di entusiasmo: “Saremo anche coperti di debiti, ma guarda che vita che facciamo!”.
Rientrata alla base, l’altro giorno nelle pagine economiche di Repubblica vedo Nicola Rossi e Renato Brunetta fronteggiarsi ognuno da un proprio box con le prime ricette economiche per la campagna elettorale. Da un lato Brunetta proponeva di ripartire dai cantieri (ricordate il ponte sullo stretto…) e di abbassare le tasse esclusivamente tagliando la spesa pubblica, dall’altra Nicola Rossi proponeva un primo ed articolato discorso sull’abbassamento delle aliquote attraverso l’uso dell’extragettito.
E dopo questi primi ingredienti proposti dai consiglieri economici di Veltroni e Berlusconi ieri mattina ricevo una doccia fredda, anzi due.
Perchè da un aereo in volo per Bruxelles, quasi come da un ricordo lontano, sbiadito, è giunta la voce severa di TPS a frenare la “disinvoltura” di Nicola Rossi, quasi fosse la cicala della storia di Esopo, dicendo: “Il tesoretto non esiste, non si può fare”.
Ma non era finita lì, perchè dietro di lui si levava subito un’altra voce, quella del suo vice Visco che lo smentiva dicendo “No, il tesoretto esiste”, e poi dietro di lui, come in un coro, Alfiero Grandi, Gennaro Migliore e Rosy Bindi.
A questo spettacolo di comunicazione politica ancora una volta poco edificante del nostro centrosinistra e del governo uscente, non posso che opporre la mia fiducia e il mio appoggio al lavoro di Nicola Rossi accompagnandola all’immagine viva e felice di quel “bamboccione” (lo avrebbe definito Padoa Schioppa) che, forse ignaro dell’esistenza o meno dell’extragettito (ma del resto sembra non essere il solo ad avere le idee poco chiare), prova, a modo suo, a fare la sua corsa.

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