Gianluca è a Monaco. Nel senso di München, in Baviera. E’ un amico e collega del dottorato, cervello in fuga da un’università che smaltisce i suoi talenti migliori come se si trattasse di ecoballe campane. Mi scrive preoccupato. Mi dice che ci vogliono soluzioni concrete, programmi precisi, oltre a un contesto politico generale che dice di condividere con me. Scrive: «Creiamo una cultura condivisa su temi specifici, a quel punto è anche più facile giudicare le politiche». Hai ragione, caro Gianluca. Mi atterrò scrupolosamente al tuo consiglio. E, nel frattempo, ti dedico alcune righe di Hume, che conoscerai perfettamente. Sono le ultime della Ricerca sull’intelletto umano del 1748 (se non sbaglio). Dicono più o meno così:

«Quando scorriamo i libri di una biblioteca, persuasi di questi principi, che cosa dobbiamo distruggere? Se ci viene alle mani qualche volume, che riporta dichiarazioni in politichese o proclami ideologici o parole imprecise sui temi economici o posizioni preconcette sul mercato del lavoro, domandiamoci: Contiene qualche ragionamento astratto sull’economia del nostro Paese? No. Contiene qualche ragionamento sperimentale su questioni di fatto o di esistenza, che riguardano direttamente la vita dei nostri concittadini? No. E allora, gettiamolo nel fuoco, perché non contiene che sofisticherie ed inganni».

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