Del Barça. Al Camp Nou. Che lo sta ridisegnando Foster, per dire. E che era quasi pieno, ieri sera, per una partita non proprio irresistibile. Anzi, probabilmente la più noiosa mai disputata nella storia centenaria del club. Avevo rotto il salvadanaio e preso un posto in tribuna: non fatelo per nessun motivo al mondo. Davanti a me, avevo due anziani notabili catalani – che chiamerò Puig e Montaner – che hanno fumato per novanta minuti un sigaro da undici metri, che gli durerà fino alla fine della temporada; a fianco, avevo un multimilionario russo con modella, sorella della modella e iPhone, che ha fotografato anche i guardalinee e acquistato un intero chiosco di gadget del Barcelona; dall’altra parte, un signore di Alicante costantemente insoddisfatto della squadra (non vi dico la moglie che lo accompagnava); dietro di me, per finire, due brillanti professionisti locali, scatenati fin dall’inno del Barça, che hanno interloquito a male parole catalane con l’arbitro per tutta la partita. E il bello è che non succedeva niente. Per la cronaca: Barcelona 1 – Racing 0. Goal di Henry, per altro non proprio in serata. Stavamo per andare a casa mesti, quando, al ventincinquesimo della ripresa, è entrato Messi, esaudendo le aspettative (messianiche, appunto) di tre quarti dello stadio. E il ragazzo ha fatto vedere quello che vale, con serpentine, passaggi filtranti, dribbling e numeri che pochi, in giro per il pianeta, possono permettersi. Il signore di Alicante si è rianimato, la moglie anche (forse per osmosi, o forse perché stava per finire la partita), il russo ha continuato a far fotografie e Puig e Montaner a fumare. I due professionisti invece non si sono dati pace e hanno proseguito ad insultare l’arbitro dalla prima birreria della zona, addentando un entrepan e riconoscendo che quest’anno a vincere sarà il Madrid. Ite, Messi est.

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