Nell’ambito della rassegna Obama sui Navigli: Se volete saperne di più sulle elezioni americane, precipitatevi in libreria – come quando esce Harry Potter – e acquistate Maurizio Molinari, Cowboy democratici, Einaudi. Il sottotitolo è di per sé una recensione: Chi sono e in cosa credono i liberal che vogliono conquistare la Casa Bianca e cambiare il mondo. Il libro ripercorre le ultime mosse democratiche. Il catalogo di Molinari è (più o meno) questo: l’intuizione di Howard Dean – dopo la tragedia elettorale del 2004 a capo del suo partito – di girare per l’America rossa, che sarebbero gli stati repubblicani (rosso, essendo, il colore dei conservatori); la nascita di una coscienza neogreen grazie ad Al Gore; il radicalismo d’opposizione della Pelosi e il centrismo di governo di Hillary; il carisma di Obama e la necessità di recuperare i credenti, spostando il fuoco della polemica religiosa a temi più democratici, come la pace, l’assistenza, il rispetto delle minoranze; la creazione di un gruppo dirigente plurale, rappresentativo di sensibilità diverse, capace però di rappresentarsi come alternativa e di vincere le elezioni politiche nettamente; la necessità di offrire agli Stati Uniti un cambiamento, che conservi però l’influenza planetaria delle politiche repubblicane degli ultimi anni. In questo i democratici intendono superare Bush sul suo stesso terreno, ribadendo la centralità degli States nello scacchiere internazionale, ma su basi nuove e diverse. Tutte cose che sono interessanti anche solo pensando agli Stati Uniti, ma che se rapportate al dibattito politico del nostro Paese non possono non far riflettere. Se i democratici italiani fossero un po’ come ‘questi’ democratici americani, insomma… Chi non compra il libro è George W!

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