Sono molti a credere che i fautori dell’uso urbano della bicicletta siano dei visionari, o tutt’al più degli amatori, persone a cui piace sentire l’aria sul viso e fare un po’ di moto andando a fare la spesa o a trovare la zia. Così ci inventiamo gli Ecopass e altre sofisticherie, per far finta di non vedere che il problema è molto più semplice e di soluzione più immediata. Per tragitti brevi, il mezzo più portentoso è proprio la bici, e se qualcuno ve la mette a disposizione praticamente sotto casa e voi potete lasciarla dove volete, allora diventa il mezzo più competitivo che ci sia, a meno che non abitiate sul passo del Pordoi o ad Aberdeen. A Barcellona il servizio Bicing è letteralmente impressionante: ne avevo già parlato, ma ora che ho potuto apprezzarne le gesta in una giornata lavorativa, posso dirvi che è un’operazione azzeccatissima. Il servizio di noleggio funziona perfettamente, un sacco di persone lo usano, di tutte le età e di tutti i ‘generi’ e diventano testimonial di se stessi e dell’iniziativa dell’Ajuntament perché le bici sono riconoscibili e se ne possono contare a decine passeggiando tra la Rambla e la Diagonal, tra il Raval e la Barceloneta. Anche di sera, grazie ad apposite lucine. Mi chiedo: ma cosa diavolo stiamo aspettando, per aumentare la mobilità ciclistica di quel dieci per cento che darebbe risultati superiori a qualsiasi Ecopass e che costringerebbe i nostri bravi amministratori a pensare ad una città in cui si passeggia e si pedala e in cui non si saltano macchine parcheggiate come se fossero i 400 ostacoli? (e se son Suv, ci vuole anche l’asta). Il gruppo del Pd ha strappato 300.000 euro al bilancio regionale per far partire il bike-sharing: muoviamoci. E decidiamoci anche noi a volere la bicicletta, come a Parigi, come a Berlino, come a Barcellona.

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