Torno su Ratzinger, per una questione di ordine metodologico e di matrice eminentemente filosofica, al di là delle ovvie ragioni di opportunità che avrebbero sconsigliato di invitare un papa all’inaugurazione dell’anno accademico di un’università. Mi interessa scavare un po’ di più, però. La tolleranza vale anche nei confronti degli intolleranti? Se ci pensate, è un tema – da me già frequentato – che riguarda il nostro rapporto con l’Islam (ora si chiama "argomento della reciprocità" e l’esempio più noto è: faccio costruire le moschee in Italia se e solo se posso costruire le chiese nei paesi islamici). E’ un argomento rudimentale, e anche per questo popolarissimo tra i leghisti, che si basa su una famosa pagina di John Locke in Saggio sulla Tolleranza, p. 111, Utet 2005, dedicato esplicitamente ai fedeli della Chiesa di Roma (e fa quindi al caso nostro): «I papisti non devono godere i benefici della tolleranza perché, dove essi hanno il potere, si ritengono in obbligo di rifiutarla agli altri. È infatti irragionevole che abbia piena libertà di religione chi non riconosce come proprio principio che nessuno debba perseguitare o danneggiare un altro per il fatto che questi dissente da lui in fatto di religione». Bene, io credo che Locke sul ‘punto’ abbia torto, e che la tolleranza – per quanto riguarda la libertà di espressione e di parola – debba valere anche per gli intolleranti o presunti tali. Ed è proprio sulla ‘presunzione’ che dobbiamo soffermarci, prima di assumere posizioni oltranziste: perché quello che è intollerante per me, può non esserlo per altri, e il metro di giudizio, su queste questioni, deve essere universale. Ratzinger per molti è intollerante? Una ragione in più per ascoltarlo e contestarlo. Almeno, la penso così, al di là dell’episodio e dell’inverosimile dibattito che molti, non si sa bene a quale titolo, stanno interpretando. A me le cose che dice in questo periodo la Chiesa su tanti argomenti – a cominciare dalle unioni civili, per finire con la richiesta di cambiare la 194 – trovano in disaccordo pressoché totale, ma credo di poter argomentare e di poterne discutere senza vietare a nessuno la possibilità di parlare.

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