Un noto giornale locale, stamane, apre attaccando, com’è consuetudine, il Governo Prodi, e in particolare il ministro Rutelli. Il motivo è di quelli tosti: pare che tra le città longobarde che sperano di ottenere il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio dell’umanità non siano contemplate Monza e Pavia. Un fatto certamente grave, siamo d’accordo, che un giornale, però, avrebbe il dovere di spiegare, anziché servirsene per imbastire una stupida polemica, come se si trattasse di un volantino, anziché di un settimanale. Il motivo per cui Monza e Pavia non sono comprese nel novero delle città longobarde di cui sopra, è che manca loro un edificio o un reperto monumentale che possa essere registrato dall’Unesco, che ha regole molto precise per il riconoscimento del patrimonio che tutela e promuove. Lo ha spiegato proprio Rutelli, proprio a Monza, proprio tre giorni fa, mentre era in visita al museo del Duomo. Lo ha ribadito anche Zanello, assessore regionale leghista dell’ala ragionevole (per la corrente “inutilmente polemici” rivolgersi a tal Grimoldi, che da giorni tuona dalle colonne della Padania, indiavolato perché i romani ci portano via anche i longobardi, sigh). Rutelli ha assicurato che si darà da fare per trovare una soluzione, proponendo ai sette comuni promotori di estendere l’iniziativa alle due città che attualmente sono rimaste escluse. Mariani ha assicurato che Monza si sveglierà dal proprio profondo sonno – quello dell’amministrazione, non quello, famoso, della regina Teodolinda – e contatterà Brescia e Cividale, promotori della candidatura presso l’Unesco. E tutti vivranno felici, longobardi e contenti.

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