Mi chiama Marta da Venezia e mi dice: bella la tua idea di creare «Obama, Italia». Le dico: sta a te inventarti uno dei tuoi format sensazionali (Marta è l’autrice della ‘valigia’, per capirci) e, per quanto mi riguarda, mi occuperò soltanto di portarlo in giro per il Nord Italia. Perché credo che, al di là del risultato delle primarie americane, la figura di Obama serva (e serva molto) al Democratic Party di casa nostra. Come scrivevo in risposta a Yellow e come credo da tempo: anche noi dobbiamo saper parlare con passione della vita di tutti i giorni e dei grandi temi della politica nazionale e internazionale, con chiarezza e senza paura. Dobbiamo perciò astenerci da sistemi elettorali alla rinfusa, polemiche personali, posizionamenti, politichese, luogocomunismi, espressioni involute e involuzioni del pensiero, frammentazione del panorama politico, per dedicarci finalmente a coraggio e speranza, coraggio e speranza, coraggio e speranza. A cui aggiungerei un bel po’ di contenuti (che, per altro, abbiamo) e una cultura politica forte e strutturata (che dobbiamo ridefinire e precisare, ma che certo non ci manca).

Sì, ce la potremmo fare anche noi (se solo volessimo).
L’operazione «Obama, Italia» è partita.

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