L’ultimo libro di Patrick McGrath si intitola Trauma, lo pubblica Bompiani e non lascia certo indifferente il lettore. Confesso la mia ignoranza – sono l’unico in giro a non aver letto Follia – e devo dire che il mio impatto con McGrath non è stato dei più felici, ma ne vale comunque la pena. Il libro coinvolge soprattutto in ragione di una scrittura sapiente e di un gioco psicologico che, senza essere niente di trascendentale, colpisce nel segno. La forza del libro sta tutta nella trattazione e nello sviluppo di una trama che muove dal concetto che ne costituisce titolo e Leitmotiv: il trauma, la sua ripetizione e la sua complessa e controversa elaborazione che sono alla base del lavoro del protagonista e dell’esperienza esistenziale di ogni essere umano. Una provata capacità narrativa consente a McGrath di ricondurre ad un unico trauma anche le manifestazioni dei diversi traumi che si incontrano nel corso del libro e che riguardano tutti i personaggi principali, all’apparenza legati da fili non sempre così robusti. Eppure, alla fine, si scopre che… dovete leggere il libro per saperlo. Sapendo, ovviamente, che è traumatico, appunto, e che rischia di risvegliare anche i traumi vostri – piccoli o grandi che siano – perché – purtroppo o per fortuna – la letteratura, quando è ‘buona’, ha una relazione con la vita di ciascuno di noi che non è proprio il caso di sottovalutare.

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