Leggete l’intervista di Rosy Bindi su Repubblica. Dice cose condivisibilissime, soprattutto rispetto al manifesto dei coraggiosi e sulle alleanze variabili (che non le piacciono). Qualcuno dirà: ma non eri veltroniano? Sì, e confermo che sono orientato a sostenerlo per la guida del Pd. Però, e lo ribadisco per l’ennesima volta in totale solitudine, mi piacciono soprattutto i contenuti. Se tutto è veltroniano, nulla è veltroniano, secondo uno schema noto alla filosofia, e evidentemente sconosciuto ai dirigenti del futuro Pd. Le etichette in questi giorni si sprecano: todos veltronianos, ora sono diventati anche tutti innovatori e tutti coraggiosamente giovanissimi, tanto che sento una curiosa sensazione di vecchiezza gravarmi sulle spalle. E non deve stupire che quel ‘correntismo’ denunciato limpidamente da Bindi si affermi ogni giorno di più, in appelli plurimi e in sondaggi di dubbio significato, come quello offerto da Repubblica (che a Milano sta conducendo una campagna di stampa a senso unico: nel sondaggio web, c’è un unico esponente della Margherita che non raggiunge il 5% e Sarfatti è stato aggiunto nella notte ai candidati che sono online da quarantotto ore, sic). Lavoriamo ai contenuti, perché è di quello che abbiamo – soprattutto – bisogno.

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