Se nel nuovo Senato non ci avessi messo i consiglieri regionali ma persone elette per la loro qualità e capacità di giudizio con una legge proporzionale (visto che non devono esprimere più la fiducia).

Se al Senato avessi dato compiti più precisi e più sensati, semplificando davvero il processo legislativo, ancora molto farraginoso (anche per via della composizione del Senato, appunto).

O se il nuovo Senato lo avessi abolito (perché non lo abolisci, diciamo la verità), dando alla Camera una legge elettorale più equilibrata e rappresentativa.

O se avessi scelto di ridurre lo stipendio dei parlamentari, per dire, che si può fare domattina, in qualche minuto. Soprattutto perché ogni giorno chiedi ai parlamentari del tuo partito un quarto dello stipendio: cifra a cui loro rinunciano e a cui potresti rinunciare anche tu.

O ancora se avessi accolto alcune proposte delle opposizioni per rendere più accessibile il referendum e più cogente l’iniziativa popolare in campo legislativo.

O se non avessi preso a pallonate i vecchietti che tutelano la Costituzione nei suoi principi essenziali, le donne e gli uomini di cultura, chi ti invitava alla misura e alla proporzione di una Costituzione che invece hai inteso ‘spezzare’ tra la prima e la seconda parte.

O ancora se non avessi pasticciato su molti articoli, ascoltando le cautele fondate di molti in commissione e in aula e magari all’interno del tuo stesso partito.

La riforma sarebbe venuta meglio, l’avrebbe votata qualcun altro (forse molti altri), e non ci sarebbe lo spareggio plebiscitario di ottobre. Una riforma migliore, più condivisa, più rigorosa, più seria.

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