Affascinante inaugurazione del servizio di bike-sharing promosso da AreaOdeon presso la stazione di Monza: un laboratorio di pittura per bambini (‘vittime’ le biciclette e le mamme, costrette a un milione di lavatrici) e un video proiettato sul muro, un tempo grigio, ora colorato, dove troveranno ospitalità proprio le biciclette, a partire dal prossimo settembre. La nostra città si conferma città della bicicletta, con buona pace dei suoi nemici vecchi e nuovi (le due categorie, a scanso di equivoci, votano entrambe a destra, dove il partito della macchina-a-tutti-i-costi annovera uno straordinario testimonial: il candidato sindaco in persona). Ora la “bicicletta in condivisione” muove i primi passi, e per salutarla nel migliore e più scaramantico dei modi, ci affidiamo a Saltatempo di Stefano Benni, che parte da un monumento al partigiano per raccontare una storia divertente: «Sulla lapide infatti c’è scritto: Lutilio Bisacconi, caduto. Poi si vede che non hanno pagato lo scalpellino o c’è stato un litigio ideografologico ma è finita lì: caduto. Non è specificato se in guerra, per la Resistenza, nel fiore degli anni, niente: caduto e basta. Che a noi venne da pensare che allora nessuno cadeva come Tadeo, che a otto anni già non ci vedeva un cazzo come un anziano e aveva i piedi cavallerizzi storti in dentro e voleva andare lo stesso in bicicletta e aveva una bicicletta che sembrava masticata da uno squalo e in più non distingueva un paracarro da un precipizio e soffriva anche di un tic che gli storceva la testa fuori strada, perciò cadeva quasi tutti i giorni e aveva la fronte bozzuta e un polso sempre fasciato, e le ginocchia egizie con i geroglifici di ghiaietto. Perciò si poteva anche intitolare la scuola a lui: Tadeo, caduto, oppure cadente, oppure tanto prima o poi cade ancora». Chi va con il bike-sharing, invece, cadrà sempre in piedi. Fidatevi.

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