Mi è capitato in mano, dopo qualche anno, Il mito di Elena di Maurizio Bettini e Carlo Brillante. Le versioni del mito sono numerose e ricche di spunti sensazionali, così com’era eccezionale la sua protagonista. Questione di bellezza o, preciserebbe Goethe, di grazia. C’è però in Stesicoro la versione più affascinante. Che Elena a Troia non ci andò. Sul serio. Cioè, che ci andò un suo fantasma, una sua immagine e che lei non raggiunse mai la città di Priamo. Questione di illusione, di vedere quello che si vuol vedere, di rappresentare se stessi e la propria verità. Soprattutto quando è in gioco la bellezza e l’amore per lei. Soprattutto quando questa bellezza è collegata strettamente al tema della guerra. Amore e guerra: un titolo anche per Elena. O per le due o più Elene con cui ci troviamo ad avere a che fare.

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