E’ il numero degli emendamenti al Piano di governo del territorio rimasti in vita: si era partiti da 20.000 circa, la destra ne aveva ritirati nel corso della seduta 19.000 e, ora, gli ‘uffici’, come si suol dire, ne hanno considerati ammissibili 113. Si entra perciò nella fase finale, di votazione dell’oggetto, la cui discussione in aula è iniziata ai primi di luglio dello scorso anno. Avevamo concepito il ritiro degli emendamenti come un segnale distensivo della minoranza, ma ci sbagliavamo: ieri in Consiglio comunale dibattito molto teso, soprattutto a causa della selva di accuse (molto gravi) rivolte da alcuni consiglieri di opposizione ai funzionari di compromissione con la giunta e di soggezione nei suoi confronti: quasi a dire che i pareri tecnici sono di segno politico. Accuse che provenivano, curiosamente, dagli stessi teorici dell’ostruzionismo totale, i vessilliferi del blocco di qualsivoglia attività dell’amministrazione Faglia, gli esperti di filibustering (orgogliosi di esserlo) che avevamo fin qui conosciuto. Ora hanno cambiato strategia, “ma anche no”: cercheranno fino alla fine di rendere impervio l’iter verso l’adozione del Piano, nonostante il 25 marzo scadano le famose salvaguardie e il rischio sia quello di tornare ad un piano regolatore vecchio di trentasei anni e pieno di cemento.

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