Con Renata (grazie!) stiamo cercando di dare una definizione di famiglia in Lombardia, anche alla luce del muro ideologico alzato dalla maggioranza di centrodestra contro i Dico. E i risultati delle indagini confermano un dato politico ineludibile. Dal 2000 al 2005 i matrimoni in Lombardia sono passati da 40.660 a 35.632, con un calo del 12% (in Italia da 284.410 a 250.979, con un calo dell’11,8%). Sono aumentati i matrimoni di rito civile, saliti dal 27,8% al 41,3% (il dato nazionale va, molto più lentamente, nella stessa direzione: da 24,6 a 32,4%). Per quanto riguarda le separazioni e i divorzi, sono cresciuti in Italia del 17,1% e in Lombardia del 18,3%. La Lombardia, con Emilia Romagna e Piemonte ha il quoziente di nuzialità più basso d’Italia: 3,8 ogni 1000 abitanti, a fronte del 4,3 italiano.
Delle 3.955.000 famiglie lombarde, il 29% è costituita da un solo componente (monocomponente); il 24% da coppie senza figli; il 9% monogenitore e il 38% da coppie con figli (una percentuale, quest’ultima, identica alla somma delle famiglie con un solo componente e di quelle con un solo genitore). La media per famiglia è di 2,2 componenti. Vale la pena di segnalare anche che ogni 100 bambini nati nel 2005 in Lombardia 25 sono naturali, cioè nati da coppie non sposate (in Italia la media è 21 su 100 e solo 4 anni prima, nel 2001, erano 12 su 100).
Forse il matrimonio tradizionale non andrà in crisi per i Dico, perché lo è già e l’indagine rivela una complessità che non si può banalizzare, se davvero si vuole comprendere cosa sono le famiglie lombarde.

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