All’ingresso della sala del cinema Capitol, che ospitava questa sera la presentazione del documentario Cascinazza. Una storia lombarda c’era la locandina del film di Ken Loach, vincitore a Cannes, il cui titolo è parso molto appropriato per introdurre una delle più belle serate della politica monzese degli ultimi anni (Il vento che accarezza l’erba, che poi nel’originale inglese sarebbe l’orzo, mosso da soft winds). Il documentario testimonia la campagna per la dignità della città (la sua libertà, si direbbe pensando a Loach) e illustra la passione e la partecipazione civile dei cittadini di Monza, che (da questa sera ne abbiamo una prova in più) non è affatto sopita come forse qualcuno si augurava ai piani alti del Pirellone e a quelli – invero molto bassi – del Consiglio comunale ostaggio dell’ostruzionismo. Al termine della proiezione, Faglia e Viganò hanno bene rappresentato il desiderio di rendere Monza una città orgogliosa della sua bellezza e della sua autonomia, al riparo dalle speculazioni e dagli interventi del potente di turno. Ed è stato Angelo Ferranti, il vero ideatore della pellicola, a impersonare meglio di chiunque altro quel sentimento di passione democratica (e, a volte, di indignazione per le ingiustizie e le prepotenze) che dà senso alla vita politica di ciascuno di noi. Nelle sue parole di questa sera, c’era un sapore antico. E sembrava che soffiasse un vento gentile.

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