Dei sette giorni consecutivi di Consiglio regionale, calendarizzati a partire da martedì prossimo, i primi tre saranno dedicati ai documenti di bilancio. Seguiranno un intervento di Formigoni, alcune modifiche alla legge sui servizi di pubblica utilità e quindi tre giorni sui provvedimenti relativi alla caccia (a riprova che il rimpasto regionale è a base di peppole…). I primi provvedimenti in discussione, dopo il consuntivo del Consiglio, saranno il rendiconto generale del 2005 e l’assestamento al bilancio di previsione 2006, su cui vale la pena spendere alcune parole. La mancata attuazione del federalismo fiscale durante i cinque anni precedenti è testimoniata dall’incidenza delle entrate autonome, ferma al 10,4%. Non solo, il “governo amico” di centrodestra nel 2005 ha mancato di erogare alla Lombardia trasferimenti per 17 miliardi di euro, solo in parte poi recuperati nei primi mesi del 2006. Spicca l’incapacità della Regione di concretizzare tutti gli investimenti: su cento euro stanziati se ne impegnano realmente 39,2 e se ne spendono soltanto 29,4. L’assestamento 2006 contiene alcuni stanziamenti positivi, come i 6 milioni di euro per il materiale rotabile delle Ferrovie Nord e i 32 milioni per le rette delle residenze per anziani. Non si può non notare però che gli stanziamenti maggiori, e più propagandati, nascondono una realtà ben diversa. I 300 milioni per l’acquisto di nuovi treni non sono relativi al 2006, cosa curiosa per un assestamento, ma sono 30 milioni nel 2007 e 270 milioni nel 2008. Considerata la capacità di spesa della Regione, la realtà rischia di essere molto deludente. Anche i 101 milioni sotto il capitolo “competitività” contengono una sorpresa: ben 52 sono per l’attuazione della sperimentazione della riforma Moratti, cioè per i corsi professionali alternativi all’obbligo scolastico portati avanti dalla Lombardia nonostante la Moratti, al governo, non ci sia più. Si tratta evidentemente di un’interpretazione estensiva della competitività, che nasconde la pochezza degli interventi reali a sostegno della ricerca, delle imprese e delle reti materiali e immateriali di comunicazione. Ci sono anche tagli, in tutto 148 milioni, che incidono sui contributi per la valorizzazione delle risorse idriche, sulla promozione e diffusione dei veicoli ecologici, sul piano d’azione sull’idrogeno e sulla produzione di energia da biomasse, così come su riqualificazione, potenziamento e sviluppo del sistema ferroviario. Alla faccia dei proclami anti-smog del presidente Formigoni, che si dimostrano un fallimento e denuncia la fine della spinta propulsiva delle politiche del centrodestra lombardo. Che gestisce (male, oltretutto) soltanto l’ordinario.

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