La Grosso Koalition ha retto a Dortmund e la squadra più unita e unitaria della storia del nostro calcio, con giocatori convocati da tutto il Paese (da Torino a Firenze, da Udine a Palermo) e con una sapiente regia di Lippi che ha saputo ‘gestirli’ e ‘giostrarli’ nel corso di tutte le partite, ha avuto ragione di una squadra ostica, che giocava con l’uomo in più del Westfalenstadion e con un arbitro non proprio generoso con gli azzurri. Grazie a un pool di juventini nel giorno più difficile della storia della squadra di Torino e a una rappresentazione corale del nostro calcio, il risultato è arrivato: costruito da Buffon e Cannavaro sulla linea difensiva, dalla coppia “braccio e mente” Gattuso-Pirlo, da una trequarti in cui ha brillato il talento di Totti per una buona metà della partita. E pensare che nel secondo tempo c’eravamo parecchio spenti, con un Prodi in tribuna che sembrava sonnecchiare accanto ad Angela Merkel, in perfetta corrispondenza con un Totti in fase calante. E poi, con i supplementari (d’ordinanza per Italia-Germania), sono arrivati i fuochi d’artificio. Per merito di Lippi, che ha giocato all’attacco, per merito di un grande Gilardino che ha mosso la squadra, con un palo e un assist, con il contributo di uno Zambrotta che fa impressione con le sue ripartenze e con le sue ‘castagne’ da trenta metri, grazie a Pirlo e a una sua invenzione alla Rivera per il gol strepitoso del grande Grosso (c’è sempre un terzino sinistro nella storia dei nostri Mondiali) e con l’arrivo di Del Piero. Proprio lui. Accolto da un boato di sconforto da tre quarti della tifoseria italiana, che si chiedevano se entrasse al posto di Ballack, Alex ha a lungo parlato con Lippi, prima di entrare in campo, e si capiva che era il momento decisivo. Per lui, per tutti. E, appena entrato, ha avuto subito una palla nell’angolino dell’area, lo stesso, preciso angolino da cui fece, un secolo fa, uno dei suoi gol alla Del Piero. Ma bisognava attendere ancora qualche minuto. Poi Alex non è riuscito a segnare, ballando nell’area piccola e, prima che Grosso sbloccasse il risultato, si è trovato anche a sbagliare clamorosamente un tiro di destro. Era già successo nella finale degli Europei che perdemmo, nel 2000, con la Francia. E tutti hanno pensato: un palo e una traversa, un Del Piero così, siamo fritti. E, invece, invece no: anche per Del Piero c’era la palla buona. Gilardino si beve il difensore e gliela mette davanti a Lehman. Colpo sotto, palla a girare, secondo palo. Nel sette. Come la maglia che indossa, come quella della canzone di De Gregori, come la partita che ci toccherà giocare domenica prossima. E anche se il contesto non è quello dell’Atzeca e fuori dallo stadio non ci sono the Dreamers ma un mondo cinico e un po’ stronzo, e i Settanta sembrano lontani lontani, anche noi abbiamo avuto la nostra Italia-Germania, fatta di sogni e di emozioni. E, per una notte, può bastare.

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