Martedì, a pagina quattro di Le Quotidien, principale giornale di Dakar, Senegal, benché con qualche piccola imprecisione, si parlava di noi e della nostra missione, promossa in collaborazione con Cisao e Cosa, per dare il via ufficiale al progetto idrico della comunità di Ndiassane (a cui partecipano Comune di Monza, Alsi, Provincia di Milano) e al progetto per la promozione dell’energia solare, che il consigliere Mario Agostinelli ha presentato alla stampa, alla presenza del ministro degli esteri senegalese Cheikh Tidiane Gadio. Si tratta di un progetto semplice eppure d’avanguardia, che prevede l’installazione di piccoli pacchetti per l’energia solare, che consentano di alimentare pompe per l’acqua, sistemi di illuminazione e tutto quello che serve a un Paese quasi totalmente sprovvisto di energia elettrica. Si parla di igiene e di ambiente e del miglioramento della qualità di vita di interi villaggi. L’Africa, dice Agostinelli, è al buio, non soltanto in senso metaforico. Eppure è il continente più assolato che potrebbe sfruttare l’energia solare con straordinaria facilità e con risultati sorprendenti. Senza dover creare una rete energetica, ma producendo in loco l’energia di cui ha bisogno. Un progetto su cui ci spenderemo e che ci porterà in Mali, a Bamako, nel mese di novembre. Per accendere la luce, per quanto ci sarà possibile, facendo partire un percorso africano in senso stretto, autonomo e indipendente dai condizionamenti esterni, alla luce di una vera e propria rivoluzione copernicana come quella invocata dallo scrittore Boris Djopp (autore de "Il libro delle ossa") nel corso di una nostra conversazione, una sera, a cena. Djopp ci diceva che la logica degli aiuti perpetua con modalità nuove il condizionamento, il controllo e, paradossalmente, la prevaricazione degli occidentali sulle popolazioni del continente africano. L’energia da fonti rinnovabili è un campo nel quale questa logica potrebbe essere superata, liberando a poco a poco l’Africa da uno dei suoi più gravi elementi di arretratezza. Più luce, insomma, per cambiare.

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