Le riflessioni di Enrico Brambilla sulle sfide del dopo elezioni (da www.enricobrambilla.it). Il fatto che in molti comuni (tra cui fortunatamente non Vimercate) amministrati dal centro-sinistra abbia prevalso lo scorso 9 aprile il centro-destra non può essere considerata una sorpresa. Il voto differenziato tra amministrative e politiche, infatti, non è una novità di queste ultime elezioni. Semmai la scomparsa dei collegi territoriali e la polarizzazione dello scontro sui leader nazionali ha contribuito ad accentuare un fenomeno che però era già presente anche in passato. Le ragioni credo stiano nella differente modalità di formazione del consenso. Nelle elezioni comunali prevale il porta a porta, la diretta conoscenza del candidato, la concretezza dei programmi. Nelle elezioni politiche, ed in particolare in queste ultime, sono i grandi media e gli slogan urlati ad avere più efficacia. E qui la sinistra va in apnea perché incapace di evocare idee-guida convincenti per una gran parte di società impaurita del futuro. Il sogno berlusconiano è tramontato, ma la gente non si fida di noi. Il Partito Democratico può servire a conquistare nuovo consenso a condizione che non si risolva nel semplice assemblaggio delle attuali forze di DS e Margherita. Occorre che a ciò si accompagni una forte innovazione di cultura politica e di pratica organizzativa. Se vuole davvero essere nuovo e parlare alla gente della Brianza deve dimostrare qui la sua capacità di interpretazione della realtà e di proposta. Noi non possiamo competere con la destra sul terreno del populismo, che non ci è proprio. Dobbiamo lavorare sul radicamento territoriale smettendo però di essere semplici amplificatori di proposte elaborate altrove. Penso quindi ad un modello di partito davvero federale, che non riceva linee politiche ed imposizioni di candidature dal centro, che sappia produrre una propria visione locale coerente col progetto globale cui partecipa anche selezionando e valorizzando una propria classe dirigente. E’ un rovesciamento di prospettiva, quello che propongo: non più dal centro alla periferia ma dal basso dei territori una rete di soggetti tra loro solidali benché autonomi. Cominciare a sperimentarlo in Brianza sarebbe una sfida parecchio interessante.

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