Barbara Spinelli passa in rassegna le parole e i concetti dell’attuale fase politica.

Stabilità. Per cui ci vuole, responsabilità. Che, a sua volta, richiede la pacificazione.

Il tutto è assolutizzato, come il superlativo del governissimo.

Chi non è d’accordo, lo fa sulla base di una litigiosità che è strumentale.

Le opinioni in dissenso, qualsiasi opinione in dissenso, non è legittima, perché non ci sono alternative. E i dissidenti lo fanno sulla base di un disegno eversivo, in un perfetto rovesciamento (uno dei tanti, tantissimi di questi giorni): non è strumentale chi è al governo, e occupa le posizioni di potere, insieme ai propri nemici (che non lo sono più, e in alcuni casi non lo sono mai stati).

No, è strumentale chi si sottrae a questa logica e rivendica l’autonomia della politica e del Parlamento. Curioso.

Sono offerte che non si possono rifiutare, dice Spinelli, che risale a Weimar e al suo esito nella direzione della Präsidialregierung.

La cosa curiosa è che non lo puoi nemmeno dire, che siamo in un regime-presidenziale-di-fatto, in cui la stabilità è a-tutti-i-costi, tanto che è rinviato tutto quello che potrebbe minarla, la stabilità, compresa la riforma della legge elettorale, comprese le dimissioni di un ministro.

Se lo fanno, è giusto, perché non ci sono alternative, e dobbiamo soltanto ringraziare chi decide al posto nostro. E scusarci, un po’.

Però, se lo dici che lo fanno, si offendono tutti, e ovviamente sei litigioso e strumentale.

A me sembra un’enormità, ma è colpa della mia innata strumentalità, che mi porta a essere litigioso.

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