Passata la bufala delle schede contestate, che erano pochissime e irrilevanti per il risultato finale, impazza la provola di Calderoli. Il ministro in t-shirt ha scoperto la differenza tra singolare e plurale, e gira i Tg sperando che qualcuno gli dia retta. Tremaglia non è da meno e chiede che si rivoti all’estero, dove la sua lista (nonostante si chiamasse come la legge) è andata molto male. Proprio non vogliono prendere in considerazione l’idea che l’Unione abbia vinto le elezioni. Berlusconi minimizza: «Le elezioni? Quali elezioni…». Per non essere da meno, anche Formigoni esagera con l’umorismo: «Al Senato si ballerà sulla mattonella – dichiara – le senatrici sono avvisate: tacchi a spillo e minigonna. Anche i giornalisti si devono attrezzare e spostarsi dal transatlantico di Montecitorio allo yacht di Palazzo Madama». Lo yacht deve essere Obelix, quello, ormai famoso, che Formigoni condivide con i protagonisti di Oil for food (cliccare per controllare). Ma Bob l’Indeciso non si contiene e rilancia con la frusta metafora alla Celentano: «Il Senato è rock e la Camera è lenta». Dalla balera, Formigoni ha pronto il suo asso nella manica: «È arrivato il momento – spiega con tono enfatico – di dotarci di uno strumento serio e cogente tra le parti politiche: un’assemblea costituente. Eletta a suffragio universale con metodo rigorosamente proporzionale e con il compito di rinnovare la Costituzione del ’48». Anche Formigoni, dobbiamo concludere, non pensa che la devolution sia una cosa seria e, implicitamente, ammette l’esito del referendum di giugno. Ma c’è un elemento in più, da considerare: proprio mentre era presidente il costituente Formigoni, la Lombardia non ha nemmeno modificato lo Statuto. La commissione preposta, si legge sul sito del Consiglio, «ha cessato definitivamente la propria attività il 21 novembre 2004 senza approvare alcun testo». Con queste credenziali, la proposta di Formigoni si definisce da sola.

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