Ci sarà un’Italia, il dialogo tra Romano Prodi e Furio Colombo, pubblicato ieri da Feltrinelli, segna una tappa importante verso le elezioni politiche del 9 aprile. Dalle parole del candidato premier emerge una riflessione complessa e articolata che ha due pregi fondamentali. Il primo: riportare alla normalità il dibattito politico, sostituendo a frizzi e lazzi televisivi, il metodo di un’analisi economica e di una documentata strategia politica. Il secondo: non fermarsi al senso di responsabilità a cui tutti siamo chiamati in un’Italia, per parafrasare il titolo, che non c’è più, ma rilanciare risposte politiche chiare e precise. Soluzioni, le chiamerei: politica estera europea e occidentale in un senso maturo; riconoscimento delle trasformazioni della società e dei diritti di ciascuno; investimenti sull’innovazione e sulla ricerca; un sistema di regole condiviso; una politica che guardi al futuro, disinteressata e forte. Un caso su tutti: l’interpretazione di Prodi della ‘questione cinese’ dimostra le qualità dell’uomo di Stato, che non si preoccupa di telefonare all’amico George e all’amico Vladimir, che è consapevole dei limiti del proprio Paese, non spaventato e demagogico nell’indicare i pericoli, ma capace di proporre un percorso significativo per interpretarli. Senza pensare di avere la risposta a tutto in virtù di chissà quale ‘unzione’ divina, ma sapendo che la politica è un lavoro di analisi, ricerca e proposta. La differenza con l’allucinatoria presenza del presidente del Consiglio in tutti i talk show è lampante: la trovate in libreria.

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