In una seduta di Consiglio regionale surreale, con un’aria rarefatta e impalpabile, in cui il Presidente si è presentato facendo la lista della spesa sulla sanità senza discutere le ragioni (profonde) della crisi che ha riportato Cè là dov’era, la maggioranza è riuscita a ritagliarsi un momento di volgarità, approvando un ordine del giorno all’assestamento nel quale si chiedono interventi per il diritto allo studio per chi risiede da più di cinque anni in Lombardia. Una risposta ‘alta’, non c’è che dire, per la competitività del nostro sistema universitario e per la sua capacità di attrarre intelligenze e competenze non da Harvard o Parigi, ma nemmeno da Verona o Piacenza. Gli studenti lombardi sono aiutati in quanto lombardi da generazioni. Un lombardo acquisito solo da un anno è ancora un lombardo in quarantena, da valutare con attenzione. La demagogia della proposta è direttamente proporzionale alla sua assurdità. Rimane un dubbio: forse la Cdl ci vuole dire che i lombardi (inteso in senso padano) hanno bisogno di più aiuti per studiare. Forse perché scontano qualche ritardo ancestrale bene rappresentato dai banchi della Lega.

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