Come in ogni serial che si rispetti, in Regione Lombardia si torna al punto di partenza. Dopo un mese e mezzo di polemiche durissime, insulti, accuse di lottizzazioni e di nepotismo (l’ultima è di domenica a cura de La Padania), Cè rientra in Giunta, a dispetto di Abelli e di chi gli vuole male. Ironia della sorte, la lunga teoria di cene arcoresi non ha prodotto alcun rimpasto: nessun ingresso di qualità (nel senso di Maroni), nessuno spostamento di deleghe, nessuna assunzione dei contenuti politici della crisi che si era aperta con le dichiarazioni di Cè del 26 agosto scorso. L’ennesimo rospo per il Presidente, che accetta le decisioni del tavolo Bossi-Berlusconi senza battere ciglio, in attesa della prossima occasione. Sì, perché una cosa è certa: così la crisi non si è chiusa affatto. E’ stata solo congelata, in attesa che si sappia se passa il Tfr, se la riforma elettorale avrà i voti in Parlamento, se la devolution troverà il sostegno di tutta la Cdl. E, soprattutto, se ci sarà qualche chance di vittoria per Berlusconi e i suoi nel 2006. Poi la crisi si riaprirà e si tornerà a discutere, prendendo a male parole colleghi assessori e prendendo in giro i cittadini lombardi. Che intanto aspettano, aspettano.

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