Ora che si è ridimensionata la polemica inverosimile sulle elezioni regionali, ottimamente sintetizzata da Andrea Pertici («A proposito di #tafazzismo: Farsi votare alle primarie dalla destra e poi rimpiangere i voti della sinistra…») possiamo discutere del fatto politico più profondo che sta interessando tutto il sistema politico.

Dal mio punto di vista, è molto semplice: se continui a fare politiche di destra, su tutti gli argomenti più sensibili; se attacchi le forme storiche della sinistra come farebbe un repubblicano americano (magari del Tea Party); se banalizzi la distinzione tra destra e sinistra (sì, proprio quella di Bobbio) in un'alternativa tra velocità e lentezza (manca solo bagno e doccia, tipo Gaber); se prendi le distanze da tutto ciò che è tradizione politica per dimostrarti "superiore a queste cose"; se non ti preoccupa l'arrivo di esponenti della destra nel tuo campo (alla Depretis: come faccio a dire di no a uno di destra che si aggiunge al gruppo?); se continui all'infinito quelle larghe intese che avevi promesso di voler superare; se mortifichi la rappresentanza in nome di una artificiosissima governabilità, anzi al decisionismo esclusivo; se non ti curi delle critiche e delle preoccupazioni e asfalti il pluralismo; se propagandi un partito della nazione, per sua natura centrista con cui fare i conti; se sulla base di una tradizione (degli altri) secondo la quale la legalità è un fattore che la politica può tenere in considerazione ma anche trascurare, a piacimento; se per vincere ti accordi con l'impresentabile (in senso lato, non solo quello che ha animato le polemiche degli ultimi giorni); se stabilisci che si può fare da solo e che gli altri non servono, tanto che approvi un sistema elettorale che lo dice esplicitamente; se mutui le ricette economiche dagli anni Ottanta e al massimo Novanta, senza inventarti nulla di nuovo; se decidi che per i poveri non ci sono coperture; se pensi che tutto possa essere risolto con un linguaggio aggressivo e a tratti violento, succedono un po' di cose…

La prima, è che un po' di persone, tante o poche, non si sentono rappresentate. Ma questo lo avevi messo in conto. Se rinunci alla copertura a sinistra (come la chiamano quelli del centro), un pezzo lo perdi. Oppure lo convinci solo con argomenti strumentalissimi, che di solito non funzionano (il famoso voto utile).

La seconda, ben più grave, è che sposti a destra tutto il baricentro del sistema politico. Per la stessa ragione, rendi indistinguibili i poli, facendo un regalo a chi i poli li vuole superare (M5s) o destrutturare (Lega Pound), azzeri le differenze, confondi le posizioni, ridimensioni la politica (che per sua natura è conflittuale) e a un certo punto devi sperare soltanto che non succeda la cosa più ovvia: che la destra si riorganizzi.

Che la destra, cioè, così motivata dalle polemiche che hai fatto tu (facendo felici di volta in volta Sacconi, Lupi e mille altre con l'approvazione di provvedimenti in cui si riconoscono completamente), non voglia aggiungere altri temi di destra, che forse ti imbarazzano (vedi alla voce profughi e rom) e il lavoro è fatto.

Nel frattempo, quelli che si ritenevano a sinistra, che hanno voglia di cambiare, che non accettano gli inciuci in tutte le loro forme, votano il M5s.

Se sposti i voti a destra, a destra arrivano i voti. Principio semplice, da tenere in considerazione per future strategie politiche. E non è detto che non se ne siano accorti anche in Parlamento, dove di solito si accorgono dopo, di ciò che accade fuori. E magari lo schema lo cambiano, tanto gli schemi non esistono più, giusto?

 

 

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