Siccome sono sollecitato da più parti sul punto, risponderò che domani non sarò a Roma con la coalizione sociale lanciata da Maurizio Landini.

Non certo per disinteresse o per contrarietà, ma perché rispetto fino in fondo l'autonomia di soggetti sociali che si vogliono organizzare senza un particolare riferimento alla politica parlamentare (e rappresentativa). Confidando in una collaborazione e non in una sovrapposizione, in uno scambio (virtuoso) e non in una confusione di ruoli.

Penso che ci siano molte cose che si possano condividere immediatamente – ad esempio le proposte che riguardano il reddito minimo e la progressività fiscale, due punti su cui stiamo insistendo da tempo – e una cultura politica da far maturare: direi ancora meglio una «consapevolezza» da estendere, da far vivere nel Paese, rispetto alle politiche economiche e sociali che passano sotto l'insegna del «non ci sono alternative».

Mi permetto soltanto una domanda a Maurizio e alla coalizione: riusciamo a promuovere dai nostri diversi punti di vista una mobilitazione referendaria che tocchi alcuni temi nevralgici della politica attuale e restituisca sovranità alle cittadine e ai cittadini?

Si tratta della stessa domanda che sto rivolgendo, in questi giorni, agli altri soggetti più dichiaratamente politici.

Sarebbe straordinario discuterne e far maturare nel Paese sentimenti e ragioni diversi da quelli che offre attualmente la politica. La domanda c'è: c'è quella sociale e c'è quella politica. Pensiamoci.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti