Credo sia venuto il momento – dopo che si è scoperto quello che già si sapeva, ovvero che Triton non è Mare Nostrum – di fare un punto sull’immigrazione. Un lavoro laico (nel senso, libero e senza pregiudizi) e razionale (basato cioè sui dati reali) che ci dica una volta per tutte come stanno le cose.

Per rispondere a certe piazze e a certe felpe, per toglierci di dosso quell’odiosa sensazione che si cerchi – sempre e comunque – un capro espiatorio sulla crisi, ci vuole un’indagine puntuale e documentata, su costi, rischi, valori in gioco.

Il mondo non si divide tra buoni e cattivi (anche se alcuni casi di protervia lo farebbero pensare), ma tra chi specula e chi cerca soluzioni, tra chi vuole trovare una misura (in tutti i sensi) e chi grida all’«invasione» (per non dire altro), a prescindere dai numeri, dalle valutazioni, dal contesto in cui viviamo.

Oggi Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano dice che si tratta di «una grossa bufala»:

L’anno scorso […] sono giunti sulle coste italiane – nelle condizioni che sappiamo – 170 mila migranti. Sono giunti i vivi, perché dei morti non abbiamo censimento esatto. Ed è vero che il numero degli sbarcati è quattro volte in più che nel 2013, oltre il doppio rispetto al 2012. Eppure prendendo in considerazione proprio quest’anno, il numero di arrivi risulta equivalente al numero dei permessi di soggiorno che nel solo 2007 il governo rilasciava attraverso i cosiddetti flussi. E i permessi vidimati erano almeno quattro volte in meno delle presenze stimate, delle richieste inoltrate, di immigrati clandestini già al lavoro da noi. Se poi dovessimo incolonnare le cifre di chi ad oggi è rimasto in Italia dopo lo sbarco, di coloro attualmente assistiti nelle diverse strutture d’accoglienza, dovremmo riconsiderare nettamente al ribasso la cifra iniziale perché dei 170 mila sbarcati circa centomila sono ripartiti. Ad oggi infatti le presenze censite arrivano a 67.034.

Per capire le proporzioni, nel 2011 – ministro Maroni – i permessi di soggiorno relativi al decreto flussi erano 80.000.

Caporale scrive anche che «l’industria della sicurezza e dell’accoglienza vale 800 milioni e solo il 5% va ai migranti» e che « migranti sono diventati un reddito per migliaia di italiani». «Ogni sbarcato ha diritto a un pocket money di 2,5 euro al giorno a fronte di un contributo statale di 40».

Ecco, vorrei che di queste cifre si potesse fare un quadro ancora più dettagliato. E che si potesse offrire all’opinione pubblica «il dato di realtà» da cui partire per dare non solo la corretta informazione, ma anche le corrette soluzioni politiche e amministrative.

Con Possibile nelle prossime settimane lo faremo. Chi volesse partecipare, non ha che da scrivermi a civati chiocciola gmail punto com.

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