E così, dopo mesi di accuse alle anime belle, i fighetti, quelli poco concreti (sic) che avevano messo in guardia verso un’alleanza troppo politica, troppo ambiziosa nei tempi e nei contenuti, che avevano sollevato obiezioni e cautele rispetto alle evocazioni di Moro e Berlinguer, ecco che anche i governisti più governativi non parlano più di stabilità, auspicano elezioni a marzo, chiedono che Letta vada in aula a cercare i voti a uno a uno, proprio come non era stato consentito a Bersani di fare, a inizio legislatura.

Peccato avere inizialmente rinviato la legge elettorale alla fine delle riforme costituzionali. Peccato avere inseguito la propaganda di Berlusconi sull’Imu. Peccato avere fatto di tutto per salvare un governo che ora tutti dichiarano impossibile da salvare.

Per colpa dell’inaffidabilità di Berlusconi, una vera sorpresa per tutti.

Siamo tornati dopo solo cinque mesi al punto di partenza. Con gli stessi problemi di aprile, con la stessa incertezza sui conti, con la legge elettorale che tutti dicono di voler cambiare subito, che però significa mai.

Dopo avere mediato tutto, dai caccia all’omofobia, ci si scopre fautori dell’alternativa e si precipita verso le elezioni, che molti a questo punto si augurano, dopo averle esorcizzate per settimane.

Gli argomenti si rovesciano, la realtà è sempre la stessa.

Ora tutti si mettono a parlare dei dissidenti grillini, come se in questi mesi non fosse successo nulla. E tutti danno per scontato che la crisi – aperta fin dal giorno della sentenza, anche se negata a parole – ora debba risolversi con qualcosa di molto simile a quello che c’è.

Che bella situazione.

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