“Ricorda, mio caro Sancho, chi vale di più deve fare di più”.

Chi nega, chi derubrica, chi fa lo smargiasso, chi aveva trovato la soluzione, chi aveva visto il virus morire, chi aveva negato il problema perché c’erano le Regionali, chi ha deriso gli altri territori finché il virus non gli è arrivato in casa, chi non ha mantenuto le promesse, chi non ha fatto ciò che doveva, chi si è lamentato soltanto per la propria categoria anzi, più precisamente, soltanto per sé, chi ha mischiato il covid al proprio posizionamento politico, chi si è preoccupato più del rimpasto che del vaccino, della propria visibilità che delle cure.

Chi ha lanciato messaggi definitivi che duravano lo spazio di un mattino, con Dpcm che vivono un solo giorno come le rose, chi ha atteso troppo, quasi che la scaramanzia potesse sostituire la pianificazione, chi ha sprecato tempo e risorse e energie in cose inutili e che addirittura non funzionano proprio.

Le abbiamo viste tutte, da parte di tutti.

Ora sarebbe il caso che si facessero le cose che servono, anche se è già troppo tardi. Che prevalesse il rigore e la linearità di comportamenti non soltanto da parte dei cittadini – come è puntualmente richiesto da tutti i soloni -, ma anche da chi ci governa. Che venisse usato con intelligenza il federalismo, non per inventare norme ad uso regionale che non danno alcun risultato. Che si sapesse distinguere e intervenire, come consiglia anche un pezzo uscito su Internazionale – circa il fattore K – che vi prego di leggere e meditare.

E che si facesse quella cosa che ora iniziano a dire in tanti: chi ha tantissimo, chi ha guadagnato tantissimo da questa crisi, deve fare in modo che quelle risorse siano in parte redistribuite. Noi la chiamiamo progressività e patrimoniale.

Una cosa, però: tutti quelli che ce la fanno e sono nelle condizioni di potercela fare, ce la devono mettere tutta. Perché la rassegnazione e quell’atteggiamento rinunciatario che serpeggia è pericolosissimo. E se vogliamo aiutare noi stessi e chi invece non ce la fa, non dobbiamo lasciare nulla di intentato, nelle nostre attività.

Per uscire ci vuole rigore, lo abbiamo detto, e creatività, per inventare strade nuove, per capire come sta cambiando – e sta cambiando velocemente – il mondo intorno a noi. E per una volta non esserne travolti.

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